
Il discone del mese – by Dj Antani
Tonno – Quando ero satanista
I Tonno sono al loro secondo lavoro, un disco che si snoda su 10 pezzi dopo un primo EP nel 2018, e hanno mantenuto la loro connotazione unica, una musica fondamentalmente basata sulle esperienze personali dei protagonisti, raccontate con dei testi che riescono magicamente a vivere tra il genio e l’assurdo.
É facile sentire che sono influenzati da tutta la musica italiana che li ha preceduti, anche se non é facile riuscire a risalire per bene a chi/cosa/come/quando, fare paragoni ridurrebbe drasticamente ció che possono offrire al primo ascolto.
La musica é solitamente sporca, un’esecuzione che lascia con la netta impressione di essere leggermente caotica piú per scelta che per mancanza, con un basso che spadroneggia senza remore, mentre accelerano e rallentano, tra accenni a ballate e ripartenze improvvise. I testi sono in assoluto il focus principale del tutto: sia per cosa raccontano, che per come lo fanno (ad eccezione di Venditti, che lascia leggermente confusi ad ogni ascolto).
É una storia frammentata di una vita di provincia, viaggi su una panda, esami, trascorsi metal (ovviamente), Nokia e relativo Snake, qualcosa a cui tutti (a seconda dell’etá) riescono a rapportarsi, ma senza le pretese di voler lasciare un messaggio inciso in chi ascolta: non che non ci sia, ma non provano ostentatamente ad imprimerlo a forza.
Lo fanno con delle scelte di parole che lasciano sempre sorpresi, riescono a trovare il modo al contempo piú e meno poetico di dire tante cose, che stupisce e colpisce ogni volta che lo si risente, creando un immaginario comune basato piú sulla scelta delle parole che sul loro significato comune.